mercoledì 24 febbraio 2010

Regionali umbre: ultima vittoria di rendita per la sinistra


Quattro donne si battono per Palazzo Donini. Questo è un altro laboratorio politico da non sottovalutare.

Nel Lazio la sfida è più seguita per ovvi motivi, ma nella vicina e meno chiacchierata (a livello nazionale) Umbria le donne in pista sono addirittura quattro su quattro candidati alla presidenza della regione. Con l’uscita di scena, peraltro molto travagliata, della Lorenzetti che per ben 10 anni ha governato il cuore rosso d’Italia, si poteva pensare ad un ritorno ad una figura maschile. Invece la risposta è stata rosa in maniera ancora più netta. Il Pdl (che raccoglie sostanzialmente tutta la galassia della destra umbra e qualche lista civica) è stato il primo ad ufficializzare la propria candidata: Fiammetta Modena. Nata nel 1965 a Perugia, avvocato e giornalista, è sempre stata una militante del centro-destra umbro, e da diversi anni ormai ne è un dirigente di primo piano. Il Pd, invece, non ha potuto risolvere il problema-scelta di candidato in maniera apparentemente tranquilla come i principali avversari.

Dopo un congresso che definire dilaniante è davvero un eufemismo, sono state necessarie delle primarie invocate da alcuni, non volute da altri e alla fine da quest’ultimi acconsentite, per arrivare al nome di Catiuscia Marini. Primarie più che criticabili perchè organizzate in 5 giorni effettivi dopo mesi di discussioni stancanti e infantili. Ma anche perché hanno fatto registrare alla luce del sole l’accoltellamento alle spalle del veltroniano Agostini. Ad ogni modo, il vecchio centro-sinistra prodiano tutto unito appoggerà l’ex sindaco di Todi ed ex europarlamentare Marini, classe 1967 laureata in Scienze Politiche. Infatti, alla fine la candidatura del sindaco di Gubbio Goracci è rientrata grazie ad un accordo raggiunto tra i due partiti comunisti, ancora più incomprensibili visto che persistono nell’essere diversi. Mah!

La terza aspirante alle chiavi di Palazzo Donini è Maria Antonietta Farina Coscioni. Nata nel 1969, ha compiuto studi economico-aziendali presso l’Università della Tuscia, sua terra di origine. Nel 2008 è stata eletta deputata grazie ad uno dei nove posti sicuri delle liste del Pd accordati dall’allora Partito democratico guidato da Walter Veltroni. La candidata radicale, come Emma Bonino, sta cercando di far conoscere prima di tutto l’irregolarità di queste elezioni, poiché sono state violate le leggi che regolano la raccolta e convalida delle firme a sostegno delle liste elettorali. Infine, in zona Cesarini, subito dopo la fuoriuscita dal sempre presente Pd, anche Paola Binetti è scesa in campo sostenuta dal suo nuovo partito, l’Unione di Centro. I maligni hanno subito commentato che la Teodem più famosa d’Italia non si è lasciata sfuggire una poltrona sicura a Palazzo Donini, sede della Giunta Regionale.

 A richiamare l’altra sfida al femminile di queste regionali è anche lo slogan scelto dalla Modena, e pure in maniera interessante. “Semplicemente Umbria” fa ricordare col sorriso un altro avverbio, il “Sicuramente” scelto dallo spin doctor Claudio Velardi, inventato da Massimo D’Alema ma ora pagato per ideare la campagna elettorale di Renata Polverini. Ad onor del vero c’è da riconoscere che almeno il rosso la campagna Polveriniana lo sfoggia. Ma questa è un’altra storia. Ritornando in Umbria, ad una lettura della situazione neanche troppo riflessiva e impegnativa si giunge alla conclusione che la candidatura identitaria e solitaria voluta da Casini in questa regione romperà molte più uova nel paniere della destra. Nella regione che ha dato i natali al patrono d’Italia, infatti, un certo voto cosiddetto cattolico che ha ancora “paura dei comunisti” non avrebbe mai votato a sinistra, con o senza trattino che fosse stato. I temi su cui si dovrebbe vincere o perdere sembrano abbastanza chiari. Su tutti l’inaspettato tema del nucleare, arma giocata dalla Marini che la Modena cerca in tutti i modi di delegittimare parlando di argomento che non esiste. La candidata democratica a ciò risponde affermando che il Lazio è vicino e il ritorno al nucleare comporterebbe dei cambiamenti non solo industriali anche in Umbria.

 Per il resto, tutte e quattro le candidate non possono non difendere il merito, la libertà e le riforme. Ma nel momento in cui cercano di argomentare le rispettive proposte è inevitabile che la Marini riesca ad essere più convincente, grazie al fatto che, a differenza delle altre tre, ha amministrato questo territorio e quindi può fare esempi concreti; opinabili, ma concreti. Comunque, purtroppo o per fortuna, a seconda della parte che si sceglie o anche se si preferisce di interessarsi e basta alla vicenda, è auspicabile che quella che poteva e doveva essere, ancora, solo una fiammetta di testimonianza, aprirà un nuovo corso nella storia della destra umbra. Probabilmente non riuscirà nell’impresa di vincere, ma questo Pd continua a fare di tutto per accrescerla, la fiammetta (esiste già una consistente lingua di comuni amministrati dal centro-destra). E fra cinque anni le scorte cinquantennali di potere rosso saranno definitivamente rosicate. Allora, sarà necessario proporre un partito umile e forte allo stesso tempo, un’organizzazione che oltre a saperlo per se sappia anche comunicare alla gente in maniera inequivocabile i valori per cui esiste e lotta. Fra cinque anni i voti non si potranno più chiedere ed ottenere in altro modo.

Per riuscire fino in fondo nell’impresa sarà inevitabile pensionare diverse figure. Non per la solita boutade del ricambio generazionale, ma perché questa è l’unica maniera per costruire il Partito umile e forte di cui sopra. Al di là delle sorti del Pd presente e futuro, queste regionali umbre 2010 stanno a testimoniare uno dei tanti e diversi laboratori politici che caratterizzano l’Italia. E dovranno essere analizzati molto analiticamente anche i risultati umbri, non solo quelli piemontesi, laziali e pugliesi (le tre regioni per molti più decisive). Se il paese è bipolare o meno; quanta forza bisogna realmente riconoscere al centro; che tipo di sinistra può essere utile (a prescindere da quello che dice la sinistra stessa); quale forma di destra segnerà gli anni dieci del terzo millennio. Questi sono tutti quesiti la cui risposta passa anche dai territori divisi fra le provincie di Perugia e Terni. Auguri a tutte e quattro le signore. | permalink