giovedì 17 febbraio 2011

Forza Steve


(dal 1978)


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lunedì 14 febbraio 2011

Radiohead, era ora



Nel 2007 ci hanno provato a rivoluzionare per bene tradizioni e costumi delle relazioni venditori-clienti del mondo musicale. Misero online In Rainbows e scaricabile dai propri fans dietro un libero compenso.
Il risultato è stato comunque un successo planetario per quell'album. Ma questo, forse, ci sarebbe stato anche diversamente. La media delle "offerte libere", però, non superò i quattro dollari. Questo ha segnato la bocciatura di questo metodo e ora, per lanciare il nuovo lavoro, i Radiohead tornano almeno in parte indietro.
The King of Limbs, questo il nome dell'ultima fatica dei Radiohead sta per uscire, per la gioia dei milioni di fans sparsi per il globo. E la distribuzione torna ad essere in buona parte "tradizionale". La versione su CD arriverà nei negozi di dischi, per l'etichetta XL Recordings, il prossimo 29 marzo. Invece i vari cofanetti, composti anche da poster e altro materiale cartaceo, saranno pronti per essere spediti a partire dal 9 maggio.
Una porzione del metodo rivoluzionario sperimentato con In Rainbows nel 2007 viene mantenuto almeno nei tempi. Infatti The King of Limbs sarà disponibile online a partire dal 19 febbraio. Questa volta, comunque, non ad offerta libera, bensì a 6 sterline (la versione MP3) e a 9 quella Wav non compressa.
Infine, ci sarà la possibilità anche di acquistare cofanetti particolari per i seguaci più "devoti": i cosiddetti newspaper album. Si tratta di due vinili, un CD e la relativa versione in MP3 o in WAV, con prezzo, però, che sale rispettivamente a 30 e 33 sterline.
Noi intanto ce lo prendiamo dal web, poi magari anche da un negozio di dischi...
Da quel 1993 di Creep, primo straordinario tassello di carriera, i Radiohead hanno accompagnato noi nati nei '70 e '80. E ora continuano anche con quelli nati nei '90 e nel nuovo millennio.

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domenica 13 febbraio 2011

Donne


Evidentemente con loro. Non credo che basti, ma credo anche che serva.

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venerdì 11 febbraio 2011

1102 | 2011: data simmetrica


Oggi ho appreso un fatto italiano che mi fa sghignazzare. La Cassazione ha assolto il Corriere che nel 2006(con direttore Paolo Mieli) aveva definito "fascista e portatore di valori quali la xenofobia" Forza Nuova.

Mi dispiace per Forza Nuova e formazioni limitrofe, ma d'ora in avanti possiamo tutti, senza paura di essere trascinati in tribunale, chiamare i fascisti col loro nome. Razzisti e xenofobi.

Ma questa giornata verrà giustamente ricordata come l'ultimo giorno di Mubarak, lo zio di Ruby(sì, battuta scontata, ma ineludibile vista la sfiga di Berlusconi).

La piazza ha vinto, dicono tutti. L'esercito comanda aggiungono alcuni. È la transizione auspicata(e scelta) da Obama, spero io.

Da noi si continua a lavorare per giungere alla migliore fotocopia reale delle sceneggiature di Nanni Moretti, che ricomincia per l'occasione a ri-rilasciare interviste(poi anche qui). Agli azionisti del Palasharp di Milano, risponde Ferrara definendoli puritani e altro che non ricordo. Il direttore del Foglio sta andando davanti alle telecamere più seguite del paese per spiegare agli italiani, con comizi che verranno studiati molto presto secondo me, il perché è già con la roncola in mano. Il mio amico Mario ha spiegato come vede il tutto in un articolo che mi piace, diciamo così. Poi ne ha scritto anche un altro collegato a questo e a me ha fato venire in mente il recente tornare sotto i riflettori di un economista democratico.

Sto parlando di Nicola Rossi, senatore del PD, che vuole fare i conti col suo animus, e per questo dimettersi per segnalare l'incapacità e inutilità dell'opposizione, "che paradossalmente finisce per essere la vera gamba decisiva che mantiene B.". Rossi si riferisce al fatto che il PD non è alternativa pronta. Al di là dei giornali che sbeffeggiano e non aiutano a far conoscere le iniziative piddine, è oggettivo che alternativa pronta non c'è. E qualcuno si deve prendere questa responsabilità. A mio avviso, non(solo) Nicola Rossi, uomo non di partito, e oltretutto uno dei pochi seri e rispettabili uomini in cui umilmente mi posso riconoscere senza fatica.

Dai, intanto accontentiamoci, lo zio di Ruby è volato a Sharm. Che mandi cartoline di invito a raggiungerlo!
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mercoledì 9 febbraio 2011

Fraintendimenti fastidiosi


Ho scoperto che gente che non è su fb si fa dire cosa scrivo, addirittura i commenti sparsi per altri profili e pagine, e se li ricorda spesso senza averli compresi.
La colpa è la mia che non mi faccio capire, ma basterebbe uscire allo scoperto, live o online che si preferisca.

UPDATE: amici senza le inferenze necessarie mi hanno fatto giungere come commento questo video.
Hanno ragione, ahahahah

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La guerra causata dal VoIP: forza internet come sempre


Preciso per i deboli di cuore che questo "forza internet" non vuole rimandare in nessun modo a riferimenti calcistici...



Gli operatori telefonici provano a imporre tariffe e offerte sempre meno aperte alle libere scelte degli utenti. Skype comincia a condannarlo pubblicamente. Si attende il giudizio di noi consumatori.

E' ovvio che per le compagnie telefoniche garantire l'accesso ai servizi VoIP è quasi farsi concorrenza "da soli". A dirlo tra le righe è la stessa Vodafone. "Secondo noi è giusto bloccare il VoIP sulle offerte più economiche. Altrimenti gli utenti invece di spendere 10 euro di traffico dati e 10 euro di traffico voce, spenderebbero solo 10 euro di traffico dati, includendovi anche il VoIP".

L'attuale principe del VoIP, Skype, non ha fatto attendere la sua replica, anche alla luce dei nuovi piani tariffari appena lanciati da Vodafone(che più o meno sono analoghi a quelli di Tim e Wind). "Skype è fermamente convinta che dovrebbero essere gli utenti di Internet - e nessun altro - a scegliere cosa fare online". con queste parole Jean-Jacques Sahel, dirigente di Skype, ha commentato questo andamento delle aziende di telefonia che premerebbero per creare un mercato dell'Internet mobile a due velocità.

Da un lato si vorrebbe un'offerta standard e accessibilissima, sostanzialmente guidata dall'operatore e quasi per nulla aperta alle scelte libere dell'utente. Dall'altra un'offerta capace di assecondare anche gli utenti "più esigenti" ma ovviamente più costosa e forse anche più difficile da trovare.

In questo particolare mercato, ci sembra, che noi consumatori possiamo essere con il nostro comportamento collettivo molto più decisivi che in altri settori. In fondo le paure di Vodafone si fondano proprio su questo: la ancora troppo potenziale concorrenza di Internet nelle telecomunicazioni.

(se ne discutte soprattutto qui)
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martedì 8 febbraio 2011

Non toccate Gobetti


Con estremo ritardo scrivo il mio umile commento sull'editoriale di oggi di Repubblica, firmato da Ezio Mauro. Accampo più o meno questa scusante: forse facevo il liceo quando sono stato "fomentato" così tanto da un fondo di Repubblica.
Aggiungo le poche e istantanee parole con cui ho corredato il link all'articolo postato su facebook. Come tutti gli altri status qui almeno rimangono in un archivio. Non volano via.

VIVA L'AZIONISMO, alla faccia dei berlusconiani e dei dalemiani...aaaaaaaah, l'ho detto!!!
NON TOCCATE GOBETTI!

Sottolineo alcuni passaggi dell'articolo di Mauro, che a mio piacimento spiegano in maniera discreta il mio urlo facebookiano di sopra. Credo che si capisca abbastanza bene il perché Berlusconi tema questi fenomeni, ha capito che non ci sono solo quelli che sanno parlare e scrivere bene a pensarla così. E credo che si capisca bene anche perché il Partito democratico faccia ancora fatica a nascere...

(...)
Eppure la storia breve del Partito d'Azione è una storia di fallimenti, che nel sistema politico ha lasciato una traccia ormai indistinguibile. Gli ultimi eredi di quell'avventura, nata prima nella Resistenza e proseguita poi più nelle università e nelle professioni che nella politica, sono ormai molto vecchi, o se ne sono andati, appartati com'erano vissuti, in case piene di libri più che di potere. Ma l'idea dev'essere davvero formidabile se ha attraversato sessant'anni di storia repubblicana diventando il bersaglio dell'intolleranza di tutte le destre che il Paese ha conosciuto, vecchie e nuove, mascherate e trionfanti, intellettuali e padronali: fino ad oggi, quando si conferma come il fantasma d'elezione, fisso e ossessivo, persino di questa variante tardo-berlusconiana normalmente occupata in faccende ben più impegnative, personali ed urgenti.
(...)
gli azionisti sono pericolosi due volte. Perché non portano in sé il peccato originale del comunismo, che contrassegna gran parte della sinistra italiana, e perché non scelgono l'anticomunismo, come dovrebbe fare ogni buon liberale. Anzi, questo liberalismo di sinistra rifiuta l'equidistanza tra fascismo e comunismo, che porta il partito del Premier e i suoi giornali addirittura a proporre la cancellazione della festa della Liberazione, come se il 25 aprile non fosse la data che celebra un accadimento nazionale concreto e storico, la fine della dittatura, ma solo una sovrastruttura simbolica a fini ideologici. Così, Bobbio denuncia come la nuova equidistanza tra antifascismo e anticomunismo finisca spesso ormai per portare ad un'altra equidistanza, "abominevole": quella tra fascismo e antifascismo.
(...)
Guglielmo Giannini, d'altra parte, sull'"Uomo Qualunque" derideva gli azionisti come "visi pallidi", Togliatti chiamava Parri "quel fesso". Ottima compagnia, dunque. Soltanto, converrebbe lasciar perdere Gobetti. Perché a rileggerlo, si scoprirebbe che sembra parlare di oggi quando scrive degli "intona-rumori, della grancassa, di un codazzo di adulatori pacchiani e di servi zelanti che facciano da coro", che diano "garanzia di continuità nella mistificazione", "armati gregari" che sostituiscono "la fede assente", perché "corte e pretoriani furono sempre consolatori e custodi dei regimi improvvisati con arte e difesi contro i pretendenti".
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Paura e rabbia che confesso


La prima cosa che ho letto in rete oggi è stata un link ad un post di Giuseppe Civati, consigliere regionale lombardo del PD. Sono andato sul suo blog e l'ho letto: 

"Cesare Bossetti, consigliere della Lega di Varese e di Radio Padania (eletto senza preferenze, nel famigerato listino di Formigoni), durante il minuto di silenzio per i quattro bambini rom morti a Roma (richiesto dal Pd e concesso dal presidente Davide Boni, leghista anche lui), non si è alzato in piedi.

Non ho niente da aggiungere, né da commentare".


Pippo ha poi anche aggiornato ulteriormente sulla vicenda con un altro post.

Non si era accorto del minuto di silenzio per i bambini. Certo.
«Ero concentrato a leggere un articolo di giornale, non mi sono accorto della richiesta di osservare un minuto di silenzio. Si fanno tante polemiche per nulla, non mi pare il caso di sollevarne una ora, a maggior ragione di fronte alla morte di quattro bambini. Se davvero non avessi voluto osservare il minuto di silenzio sarei semplicemente uscito dall'aula».

Io mi limito a commentare con il primo, banale, pensiero che mi è venuto in mente. Ovvero che nel mio comune di Assisi, in piena campagna elettorale per le amministrative 2011, i candidati (per ora almeno due) del centrodestra hanno fatto di tutto per avere un accordo col simbolo della Lega(se non erro l'ha spuntata uno alla fine). Infatti anche in Umbria ancora non c'è una dirigenza leghista folta in tutti i territori come al nord, ma il simbolo è molto ambito e "porta voti" da solo. Questo si crede, oltretutto perchè già sperimentato. Dunque, seppur di idee politiche da prima metà del novecento, e pur essendo umbri e non padani, è meglio tenersi il simbolo della Lega. E anche allearcisi.

Ecco, questo mi mette paura e mi fa incazzare da morire. La storia della gente poco informata non arriva a reggere fino a questi livelli.
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lunedì 7 febbraio 2011

I radicali nel governo che lotta contro diritti civili e coerenza? Si attende l'attenzione ai particolari imposta agli altri


Ormai, in Italia, a mio avviso, gli unici ambienti politici "ideologici" che restano sono quello leghista e quello radicale. Con ideologico intendo il difendere il capo e la sopravvivenza della propria ditta fregandosene della coerenza delle proprie argomentazioni e di ciò che si è detto anche in pubblico poche ore prima.

Non includo in questo piccolo insieme i vari berluscones per ovvi motivi: nel loro caso c'è un continuo andare e tornare(non ultimo Storace), più o meno sottobanco e davvero è impossibile generalizzare, la pecunia puzza e non mai.

Torno a leghisti e radicali. Anzi lascio subito stare i leghisti. Radio Padania basta e avanza per cercare di capire base verde, dirigenza verde e il rapporto che li lega (ahah, ho fatto la battuta, pessima...)
Il vero scopo di questo post è parlare dei radicali. Sono loro quelli che in percentuale altissima animano di più il vivace dibattito politico che ogni giorno esiste in rete. Non perdonano nulla a nessuno. Si ricordano tutto di tutti. Sono dei nerd della politica. Invincibili. Conoscono fino all'ultimo consigliere di qualcosa di qualsiasi territorio.
E arrivo alla corda che più mi sta suonando.
Non hanno paura di sbeffeggiare e attaccare le incoerenze del Partito democratico incapace di mandare a casa Berlusconi. In questo sport, addirittura, sono gli unici che riescono a battere gli stessi democratici che amano odiarsi e tagliarsi gli attributi da soli. Straordinari, questi radicali, per la loro costanza e persistenza, direi.

Ecco. Ora voglio proprio vedere questi militanti radicali come affrontano la questione del giorno, soprattutto del loro giorno. I deputati radicali eletti nelle liste del Partito democratico(manco a farlo apposta...) si emozionano al solo sentire la voce di Marco Pannella, anziano della politica italiana che negli ultimi giorni sta dicendo cose di questo tipo

In parole povere, i radicali starebbero riflettendo se entrare o meno nel governo più ostile ai cosiddetti diritti civili da loro tanto giustamente difesi, per non parlare della coerenza tra pubblico e privato degli esponenti dell'esecutivo, primo su tutti colui che non a caso è primo ministro.
Attendo di notare anche su tale questione il loro solito e tipico livello di precisione di analisi. Daje!


UPDATE: Metilparaben si chiama fuori, con un post di una chiarezza che invidio.

(...) "Marco, naturalmente, è liberissimo di trattare con chi vuole. Senza la mia iscrizione, però. Per il poco che vale".

Mi pare sia il più letto, comunque tanto di cappello.


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sabato 5 febbraio 2011

La sinistra italiana nuoce gravemente alla salute. "Per fortuna" a pochissimi...



Primo. È lungo questo post. Molto lungo e noioso praticamente per chiunque.
Secondo. Non mi appassionano gli scritti di chi non si firma con nome e cognome sempre e comunque. A me piace evitare di rischiare di non essere riconosciuto.
Terzo. 'Sto giro, però, faccio una eccezione. Non riesco ad evitarla.
Quarto. Bisogna sempre stare ad ascoltare cosa hanno da dire i sassolini che escono dalle scarpe.
Quinto. Le vicende della sinistra italiana sono vissute a pieno(e a Roma) da meno di 50 persone e conosciute sì e no da un centinaio (al massimo "ammetto" un moltiplicatore di correzione compreso tra 1 e 2). Se in qualsiasi misura si ha a cuore la sinistra italiana sconsiglio di provare a calcolare quanti dei circa 60 milioni di italiani seguono con un qualche sentimento queste vicende.
Sesto. Io sono uno di questi pochissimi, malati di sinistra, malattia sostanzialmente inesistente nell'Italia non dirigenziale. Rivendico di farne parte di diritto visto che un sabato pomeriggio di una bella giornata invernale sto qui, molto probabilmente, a consumare inutilmente i miei polpastrelli.
Settimo. Se Berlusconi e la sua destra possono avere Ruby e similia, la sinistra che comanda(qualcosa nell'Italia berlusconian-leghista che però "se ne frega" di combattere per sconfiggerla) può avere i sassolini di cui al punto quarto...
Ottavo. Seleziono a mio piacere un pezzo per ogni puntata di un "racconto" appena pubblicato su The Front Page. Mai mi sarei immaginato di poter fare una cosa del genere con tanto "divertimento".
Nono. Rivendico con orgoglio, pure, l'aver dato un nome, a modo e per conto mio in tempi non sospetti, a quelli che in questo racconto edito da TFP vengono chiamati "barbudos". Io li chiamo da un po' "barbette atee ma devote e pettinate", non ho potuto farne a meno, mea culpa.
Decimo e ultimo. Metto le mani avanti: essere etichettato "veltroniano" non mi offende ma non mi descrive affatto bene, se posso permettermi. Inoltre, scelgo con qualche approssimazione questa immagine di Tom Cruise, visto che la barbetta non è poi così troppo "pettinata"(e oltretutto troppo belloccio rispetto al dovuto).




I dalemiani non esistono (prima punt
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giovedì 3 febbraio 2011

Ian Thorpe


Un ritorno interessante, più o meno come il mio...
 
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