domenica 19 giugno 2011

ARIDATECE


Un friend di facebook, e amico, spesso lancia status che cominciano con questa parola, unica e chiara.

Mi ha trasmesso la voglia di fare altrettanto. Magari nasce una sorta di rubrica per questo blog. Intanto raccolgo gli "aridatece" degli ultimi giorni condivisi su fantasmagorici social network fb e tw. Ovviamente si spazia assai, è in qualche misura catartico: aiuta ad affrontare ciò che la quotidianità impone.

Aridatece Enrico Manca e Haddaway. E la prima Repubblica, chiamandola terza. E poi anche Telemontecarlo e Tmc2: Rai1 e Rai2 "fora dai ball". 
Inoltre aridatece anche Pierre Carniti, Giorgio Benvenuto e Luciano Lama! 
Per oggi, non ultimo, anche Gigi Simoni. E magari Teddy Sheringham. | permalink

lunedì 13 giugno 2011

Analisi di giornata. Fine dell'era berlusconiana


Brevemente, chiaramente. Ecco cosa è successo il giorno che nei libri di storia verrà convenzionalmente fissato come fine del berlusconismo.


Bunga bunga rovesciato, definitivamente


Sberle
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mercoledì 8 giugno 2011

Vecchi arnesi e brutte signore. Ma a Silvio lo aiutano?


Una sala di vecchi sessantottini(Ferrara-Sansonetti da prova del nove) che temono che la pacchia sia finita(perché i partiti di sinistra poco c'entrano con l'ondata arancione delle amministrative 2011). E di signore anziane per nulla affascinanti. Dubito che a Berlusconi piacciano assemblee siffatte. Ma, soprattutto, gli sono utili?

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martedì 7 giugno 2011

Viva i referendum


(per The Week)


L'utilità maggiore dei referendum, che deve essere riconosciuta da tutti, è che si fa ragionare, informare, interrogare e spiegare tutta la collettività italiana su temi specifici, come raramente accade in altre occasioni. Ogni singolo cittadino salta ogni steccato politico e ogni interesse particolare e si schiera da una parte o dall'altra senza riflessioni aprioristiche ma dopo averci pensato molto seriamente.

Poi, evidentemente, della partita sono anche lobby e poteri più o meno forti, ma "i cittadini semplici" mai come nel caso dei referendum possono contare se la maggioranza di loro si trova d'accordo su qualcosa. E si arriva a far partecipare, tra sì, no e non so, la più grande e variegata percentuale di italiani. Si va dalla miriade di associazioni "laiche" presenti su ogni piccolo territorio della nostra Italia alle mille sfere sociali di cui si compone la Chiesa Cattolica.

E' facile capire perché tutti i partiti hanno premura(e paura) di far capire (più o meno alla luce del sole) come la pensano sui quesiti referendari, ne va della loro credibilità e appeal già in fortissima diminuzione (come le ultime amministrative hanno sancito definitivamente).

Il referendum è uno strumento di democrazia diretta che, a nostro avviso, porta più vantaggi che svantaggi. Lo svantaggio, che da qualche giorno sentiamo ripetere assai "alla televisione", è che non si dovrebbero delegare alla forma semplicistica di un Sì o di un No decisioni complicatissime come quelle relative alla politica energetica e alla gestione dei sistemi idrici di un paese intero.
A questo proposito vale la pena ricordare che i referendum abrogativi "non legiferano", o meglio esistono per abrogare una legge se superano il quorum, e dunque creare un vuoto legislativo per "costringere" il parlamento a legiferare di nuovo, e magari meglio, su quella materia.

Da qualche giorno assistiamo ad un festival delle dichiarazioni di voto sui quattro quesiti che costituiscono i referendum per cui si potrà votare domenica 12 e lunedi 13. Il nostro direttore, invece, si è preso la briga di spiegare i referendum e far conoscere come la pensa personalmente in tempi non sospetti e quando nessuno parlava di referendum nè pensava che avrebbero mai potuto assumere all'improvviso tale rilevanza.
E' evidente che l'importanza di questi referendum, e dunque anche la rincorsa a dichiarare quello che si vota se si va a votare risiede in gran parte nell'esito delle ultime elezioni amministrative. Fossero andate diversamente, soprattutto le comunali di Milano e Napoli, ci permettiamo di dubitare che da Ferrero a Storace passando per ogni spiffero del Terzo Polo (che dunque esiste anche senza Udc?) ci sarebbe stata questa tempesta di dichiarazioni e di inviti su cosa fare il prossimo week end.

Sappiamo che a molti dei nostri lettori non interessa molto (o forse per nulla) sapere come si sono espressi i vari partiti italiani. E allora prendiamolo come uno strano divertissement, o un semplice esercizio per capire perché questi dicono o non dicono qualcosa sui referendum.

Dunque, la maggioranza di governo ha trovato la formula della libertà di voto o non voto da dare ai suoi lettori, aggiungendo che il partito "ne prenderà atto". E qui c'è il primo distinguo da fare. Più che la Mussolini(Pdl) che dice di andare a votare e di andare a votare Sì contro il nucleare("in quanto mamma e medico"), il vero problema è la Lega. Non la Lega che sta a Roma ladrona, ma quella delle amministrazioni locali del nord. L'acqua "privata" data in mano a speculatori e il nucleare sotto casa sono degli slogan semplicistici che possono far breccia anche da soli nelle pance leghiste.

L'opposizione, invece, appare più compatta. Gli stati maggiori di Pd, Idv e Sel hanno detto di fare campagna esplicitamente per 4 Sì. Qui i distinguo, come è legittimo e normale che sia, sono presenti nel maggior partito di opposizione, il Partito democratico. Se Veltroni ha invitato a votare 4 Sì, uomini a lui vicinissimi come i senatori Ichino, Ceccanti e Tonini, hanno dichiarato di votare, rispettivamente, due Sì e due No(quesiti sull'acqua) e Tonini tre No e un Sì (solo contro il legittimo impedimento, come il nostro direttore). Come Ceccanti e Ichino dovrebbero votare anche l'ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino e il direttore di Europa Stefano Menichini.
Particolarmente interessante e onesta ci è sembrata una riflessione di Giorgio Tonini. "Vedo un rischio di regressione culturale rispetto alla stagione del primo Ulivo, che aveva tra i suoi capisaldi la distinzione tra pubblico e statale: non tutto ciò che è pubblico deve per forza essere gestito da istituzioni pubbliche. Sulla base di regole certe, è possibile e anzi auspicabile, in nome del principio di sussidiarietà, che possano esserci servizi pubblici svolti da soggetti privati o privato-sociali".

Il Terzo Polo è un "gran casino". Per farla breve, Fini invita ad andare a votare senza dire nulla, Ronchi vota 4 No e Granata vota 4 Sì. Casini invita a votare Sì contro il legittimo impedimento, No sull'acqua e lascia libertà di voto sul nucleare. Rutelli chiede un Sì contro il nucleare e legittimo impedimento, e due No sull'acqua. Tornando a destra, Storace vuole due Sì sull'acqua (forse) per legittimare il suo "essere sociale", mentre sul Legittimo impedimento tace.

Di sicuro dire che durante le amministrative si poteva votare anche per i referendum non è populismo ma rispetto del buon senso proprio e altrui e della miseria, visto lo spreco di risorse dettate esclusivamente dalla paura del quorum contro il legittimo impedimento.

Ah, se non siamo stati chiari, noi di The Week andiamo a votare. L'astensione non ci piace, anche se si tratta di referendum, anche quando si è in minoranza e dunque converrebbe dire di andare al mare. Viva i referendum e la discussione e la partecipazione orizzontali che scatenano!

(nel post precedente, per chi è interessato, ho spiegato perché ho deciso, personalmente, di votare 3 Sì e 1 No) | permalink

venerdì 3 giugno 2011

REFERENDUM 2011: 3 Sì e 1 NO


A distanza di qualche mese confermo la mia posizione assunta fin dall'inizio: i 3 Sì e 1 No. Rimarco quel " a distanza di qualche mese" per rivendicare con orgoglio "i vaffanculo" gratuiti che mi sono preso con pazienza e rifiutando tentazioni di vittimismo. Vaffanculo provenienti da "movimentisti" superficiali che ogni tanto hanno bisogno di dare sfogo alle loro voglie di "battaglie civili" (salvo poi ritornare nel loro limbo fino alla successiva smania di presenza pubblica). E vaffanculo provenienti anche dai cd dalemiani affamati di applausi e consenso facile (à la Grillo verrebbe da dire, con cui però, paradossalmente, non vogliono rompere il muro di gomma facendo il primo passo essendo loro e non Grillo "animali politici", sbagliando).

Per quanto riguarda la mia testa voterò 2 SI ideologici contro il Nucleare(scheda grigia) e contro "i profitti" del secondo quesito sull'acqua(scheda gialla).

Voterò NO al primo quesito sull'acqua(scheda rossa) perché votare Sì non ha proprio senso(basta leggere questo dossier de Lavoce.info).

Voterò SI contro il legittimo impedimento(scheda verde) perché la legge è uguale per tutti ma anche per un voto politico.

Per il Si ideologico contro il nucleare spero solo di non fare la fine, oltretutto meno famosa, di Chicco Testa: di cambiare idea fra 20-25 anni (mi rifugio dietro allo stesso diritto già concesso a Testa :-).

Riguardo ai quesiti sull'acqua voglio dire almeno 2 cose. La prima è che, comunque, è vero che dà fastidio che gente che fino a pochi anni o mesi fa nemmeno si "interessava" di questi temi o addirittura li avversava superficialmente(Di Pietro e certi "democratici") ora ne sia diventata il paladino. La seconda è che il Sì o il No ai due quesiti sull'acqua non hanno in concreto molto senso oltretutto perché non possono cambiare nulla dell'esistente (rinnovo l'invito a leggere La Voce). In discussione non c'è l'acqua come bene pubblico: è ovvio che io credo nell'acqua come bene pubblico. La realtà che permette di far uscire il bene pubblico acqua dal mio rubinetto è, invece, molto più complicata e necessita di miglioramenti che il pubblico, forse, non è in grado di garantire. Io credo che dovrebbe deciderli, il pubblico, e poi far in modo che si realizzino, con regole e controlli seri.

Anzi, dico anche una terza cosa riguardo ai 2 quesiti sull'acqua. Credo che la sinistra italiana deve sciogliere il suo pensiero sul rapporto tra pubblico e privato, una volta per tutte. Credo che sia molto tardi per farlo, ma evidentemente bisogna cominciare a maggior ragione. A questo proposito cito quanto su Facebook ha scritto il Sen. Giorgio Tonini (che tra l'altro mi pare di capire voterà 3 No e un solo Sì, Sì contro il legittimo impedimento, proprio come un mio caro amico).
E perché vedo un rischio di regressione culturale rispetto alla stagione del primo Ulivo, che aveva tra i suoi capisaldi la distinzione tra pubblico e statale: non tutto ciò che è pubblico deve per forza essere gestito da istituzioni pubbliche. Sulla base di regole certe, è possibile e anzi auspicabile, in nome del principio di sussidiarietà, che possano esserci servizi pubblici svolti da soggetti privati o privato-sociali.
A dimostrazione che i democratici che non cambiano idea a seconda di come gira "la pancia del popolo" sono proprio quelli che vengono accusati ed etichettati come "individualisti" e "nemici del popolo" da gran parte, proprio, dell'attuale "maggioranza" del Partito Democratico, che, invece, preferisce evitare discussioni spinose con la base e fa finta di niente. Anzi, appunto, accusa di "tradimento" e invoca ridicole e dannose purghe per chi prova a costruire dibattito e confronto, utilissimo se non vitale, per il Partito, per dargli "un senso" per davvero. Insomma, mi riferisco a quegli -ani che si sono buttati sul Sì ai referendum sull'acqua mettendo il cappello sul lavoro dei comitati perché, sostanzialmente, affamati di applausi e consenso facile(di cui sopra, l'esatto opposto delle loro predicazioni). E a rimetterci può essere, come sempre, solo il Pd...

Ad ogni buon conto, superare il quorum è tanto difficile quanto, dopo l'esito delle amministrative 2011, è risultato fondamentale e un possibile "colpo di grazia politico" per Silvio Berlusconi. Prova ne è il tentennamento della Lega che non dice cosa sta facendo per i referendum, e lo stesso Berlusconi che ogni giorno ripete che qualunque sia l'affluenza alle urne referendarie non sarà un voto politico contro di lui.

L'obiettivo principe è quello di portare a votare più gente possibile e con le idee più chiare possibili in testa(qui bisogna plaudire all'ultima strategia dipietrista e democratica di dire che "chiunque può e deve salire sul palco").
Dunque, non perché lo dica il Terzo Polo, l'unica cosa sicura e affidabile è che dobbiamo andare a votare il 12 e il 13 Giugno, e per tutti e 4 i quesiti. Ognuno poi faccia le sue scelte tra ragione, "ideologia" e praticità. Ognuno trovi la combinazione che più lo aggrada, ma non è questo che farà la differenza. Né sul nostro immediato né sui libri di storia futuri. Spiace dirlo perché i referendum non dovrebbero avere questa valenza che, detto sottovoce, è prima di tutto politica.

AGGIORNAMENTO: E stasera pure Matteo Renzi si schiera per i 3 sì e 1 No. Lui dice votare Sì e No sui quesiti dell'acqua in modo opposto al mio, ma come ho detto e rimarco senza ipocrisia non è la combinazione ad essere fondamentale...il voto è politico (la campagna di mistificazione messa in piedi nelle ultime 48 ore dalla stampa di destra è emblematica)

Qui ho scritto un bel "Viva i referendum". Faccio una rassegna del festival delle dichiarazioni di voto dei partiti, ma più che altro ho a cuore le riflessioni direttiste riportate nell'articolo. | permalink

mercoledì 1 giugno 2011

Partigiano è stato l'opposto di repubblichino


Mio nonno(classe 1920) è stato fascista e durante la Repubblica ha votato a destra. Dopo l'8 settembre 1943, però, aveva combattutto con i partigiani greci prima e italiani poi appena tornato in patria.

La sua scelta, come quella di moltissimi altri, non può essere infangata da un partito di nani e ballerine. Equiparare i repubblichini ai partigiani è indegno oltre che concettualmente sbagliato. | permalink