venerdì 27 luglio 2012

10 app per iPad


(da The Week)
Mi concentro su app presenti o realizzate appositamente per iPad, ma Skype comunque non può mancare. Con l’aumento della presenza di reti Wi-Fi (seppure ancora con lentezza) Skype assume maggior importanza in un dispositivo che permette tutto ma non di fare chiamate o inviare sms. Inoltre con il potenziamento della fotocamera e il miglioramento del display retina, risulta davvero un piacere videochiamare con questo tablet, oltre che molto comodo. Gratuita

Podcast
Ce n’è oggettivamente per tutti i gusti. E in tutti i formati. In tutte le circostanze. Unico avviso, non perdersi dentro i tantissimi podcast offerti, moltissimi gratuiti. Dalle più note trasmissioni radiofoniche italiane, ai video (spesso vere e proprie lezioni caricate su iTunes) di università americane o cinesi. Gratuita.

Tweetbot

Dopo un utilizzo significativo mi pare che sia la migliore app per la gestione di Twitter. La app ufficiale dell’uccellino per i miei gusti è molto meno completa di quella disponibile su iPhone: ad esempio mancano i retweet e il “ti segue”. Oltre ad essere efficiente sotto questi punti di vista Tweetbot appare migliore da un profilo puramente estetico, e anche per quanto riguarda l’usabilità. A pagamento.

Fera

Spesso la app ufficiale di Facebook subisce rallentamenti, blocchi o addirittura va in crash. Ad oggi Fera mi pare la migliore app per gestire facebook dal punto di vista qualità/prezzo (non è gratuita infatti, costa 1,99euro). Per i più affezionati a facebook c’è da dire che visualizza i profili fb e le pagine in maniera leggermente diversa e più completa di quanto appare anche sul normale computer. Insomma altro che “versione mobile”...

Tubebox

Permette di catturare i video da Youtube. Una app fondamentale per chi ha bisogno di reperire materiale video per qualsiasi uso ne abbia bisogno.

Numbers e iMovie
Sono due delle diverse app di casa Apple messe sul mercato per dare agli utenti una offerta competitiva alternativa ai famosi software di Microsoft. Mi pare che queste due, sempre per un criterio principalmente di qualità/prezzo, risultino più indispensabili delle altre. Numbers è sostanzialmente il contraltare di Excel, e permette di lavorare in maniera abbastanza profonda su un foglio di lavoro. Unica accortezza da consigliare è quella di prendere molta dimestichezza con il touch screen, altrimenti qualche arrabbiatura probabilmente arriva. iMovie invece permette di lavorare su materiale video, scaricato dal web oppure direttamente girato con iPad. Presenta un’interfaccia molto intuitiva e delle funzioni più che sufficienti per realizzare prodotti apprezzabili. Entrambe le app sono a pagamento, sotto i 10 euro.

World Atlas

E’ una app offerta da National Geographic che permette di avere il mondo in un dito. Qualsiasi informazione e statistica su qualsiasi paese del mondo. Molto utile per chiunque, non solo per i maniaci della materia. A pagamento.

Teletube

Ad oggi, salvo aggiornamenti che ne depotenzino l’offerta(ossia canali tolti), pare una delle migliori app per vedere la tv da iPad. Fermo restando che ogni grande gruppo televisivo ha la sua app ufficiale (di molto migliorata quella della Rai, anche se resta insuperabile quella di SkyGo), Teletube offre tanti canali delle tv estere e internazionali in un posto solo. In ogni caso questo segmento delle app per tv si caratterizza per repentini cambiamenti del’offerta di settimana in settimana, a causa del continuo monitoraggio apunto delle dirette interessate, le emittenti televisive...

Simcity DLX

Uno dei giochi per PC più conosciuti nei cosiddetti anni zero. Ora cerca di ricollegarsi su web e nuovi dispositivi mobili, come appunto iPad e gli altri tablet. C’è da dire che questa versione “Deluxe” non presenta significativi aggiornamenti rispetto alla versione SimCity, anzi, sostanzialmente siamo lì. Ma chi è affezionato a questo tipo di gioco di strategia, o proprio a SimCity, probabilmente spende pochi euro per averlo sempre con sè quando ha un ritaglio di tempo. | permalink

giovedì 5 luglio 2012

RAISPORT E L'ITALIA DA ROTTAMARE


(da The Week) C’era una volta Nando Martellini. Ho fisso in mente il ricordo di quella Vhs in cui si raccontavano le imprese italiane del passato, l’europeo 1968 e il mondiale 1982. Rimane chiarissimo nelle mie orecchie quel “Ortiz De Mendibil”, come un breve verso letto in metrica, ed era solo il nome dell’arbitro della finale contro la Jugoslavia ricordato a fine partita. C’era una volta anche lo stesso Bruno Pizzul (ora non più in Rai), che a differenza di Martellini non ha avuto la fortuna di raccontare in diretta vittorie finali, ma ci ha fatto emozionare lo stesso. Tutti ricordiamo il mondiale statunitense del 1994, quel chiamare per nome “un grandissimo Roberto” (Baggio) mentre scartava, “convergeva verso il centro” e segnava contro Bulgaria e Nigeria e ci portava in finale. E oggi? Oggi, alla sofferenza, legittima, della partita, dobbiamo aggiungere di default l’insofferenza per una telecronaca e per il cosiddetto commento tecnico (durante, e soprattutto prima e dopo le partite). E francamente non se ne può più. Se addirittura giorni fa si è mosso anche Aldo Grasso e ha tuonato dalle pagine del Corriere, allora la situazione è diventata davvero drammatica e insostenibile. Il problema non è trovare un telecronista che sia “rispettoso” dei suoi predecessori e dei contemporanei che lo ascoltano (peraltro, almeno uno, secondo opinione comune, esiste: Stefano Bizzotto). Il problema è generale e non è per nulla forzato o esagerato prenderlo come specchio perfetto della situazione complessiva del paese Italia. Situazione drammatica e si spera non tollerabile oltre. Gli appassionati di calcio sono stati costretti a seguire questi europei su e con RaiSport. E non era necessario monitorare Twitter per concludere da soli che il servizio offerto non era scadente ma, a mio avviso, al limite dell’allucinante. Nomi sbagliati a ripetizione, battute incomprensibili o fuori luogo, commenti banali se andava bene, silenzi e noia. Ciò si palesava anche meglio al di fuori dei 90 minuti delle partite, durante i programmi costruiti intoro all’evento Europei di calcio. Si assisteva, ripeto, se andava bene alla fiera dell’ovvio, inermi davanti ad una tv di mediocrità da tanti punti di vista, ospiti compresi. Il grandissimo Francesco Pannofino non può essere il commentatore di punta, come non poteva esserlo 4 anni fa Teo Teocoli. Su Twitter, e sui social più utilizzati, nel frattempo infatti si rimpiangeva profondamente non il Caressa di “Andiamo a Berlino Beppe”, ma quella “filosofia” e quella prassi che Sky ha saputo far conoscere, apprezzare e quindi far richiedere anche altrove. Vale a dire un insieme di giornalisti (ed ex calciatori) preparati e sempre spigliati, comunicativamente agili, fissati sull’aggiornamento secondo dopo secondo, attivissimi in rete. Non sarà un caso che la loro età media è significativamente molto più bassa di quella presentata da RaiSport, che appare (ed è) ancorato al passato, lo specchio fedele, appunto, di un paese in affanno perchè non vuole rinnovarsi. In Rai non esiste l’esperto di tennis, di basket, di calcio o di nuoto. Invece esiste l’essere amico di, parente di, raccomandato da. Da persone, chiaramente, non nate negli anni 70 o addirittura ‘80. Da qui è facile, e mai banale, ricollegarsi ai grandi temi extra-sportivi, come ad esempio quello della privatizzazione della Rai, perchè appunto non si fa fatica né si sbaglia a generalizzare la questione "RaiSport". Si tratta di "grandi" argomenti e relative riflessioni che si trovano ben approfondite da queste parti... | permalink