lunedì 21 luglio 2014

Assisi 2016-2026, il numero 1 online e nella cassetta della posta


Eccoci col primo numero del "giornalino" di Assisi 2016-2026.

Il pdf completo si trova online a questo link, ovviamente gratis. Abbiamo stampato 5000 copie cartacee a colori, entro la fine di luglio le avremo distribuite per tutto il territorio del Comune di Assisi, a piedi e in bicicletta. Da più gusto...

A risentirci!




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mercoledì 16 luglio 2014

La questione non più meridionale ma italiana. Che Renzi deve porre al centro.


Su Patrioti.org ho scritto queste 4 righe.

Il 7 luglio scorso Banca d’Italia ha pubblicato un’analisi del’evoluzione della congiuntura territoriale, dell’attività produttiva, del mercato del lavoro e degli aggregati creditizi, relativa al 2013. Si tratta di uno dei tradizionali documenti di studio e aggiornamento che Banca d’Italia realizza periodicamente. Andando a vedere la diversa dipendenza delle macroaree dalle componenti della domanda, l’utilizzo dei fondi strutturali europei, il turismo, la ricchezza delle famiglie, cosa emerge? Nel 2013 il nostro Mezzogiorno si è allontanato ancora di più dal resto del Paese, o, se si preferisce, gli accenni di ripresa reale ci sono stati solo nel centro e nel nord. Appare banale e addirittura noioso continuare a parlare di un’annosa questione meridionale, ma tant’è.
Nel 2013 la disoccupazione nel centro nord ha toccato il 9,1%, nel sud il 19,7%. Il dato dei giovani under 29 mostra, rispettivamente, un 23 e un 43 per cento. Il PIL si riduce in tutte le zone del Paese, ma solo al Sud la riduzione è maggiore e rilevante rispetto al 2013. Nel Nord Ovest dal (-) 2,6% passa al (-) 0,6%; nel Nord Est dal (-)2,5 al (-)1,5; al Centro dal (-) 2,5 al (-)1,8. Nel merdidione, invece, si peggiora passando dal (-)2,9 del 2012 al (-)4% del 2013, contribuendo in negativo al dato nazionale. Le esportazioni sono rimaste stabili al Centro e hanno ricominciato ad aumentare al Nord, ma sono calate al Sud. I consumi si riducono in tutte le macroaree, comunque la diminuzione nel Mezzogiorno risulta relativamente maggiore. Così anche il settore dei servizi e delle costruzioni è lì che continua a soffrire di più. Inoltre, se è vero che la flessione dei prestiti bancari è stata meno forte nel Mezzogiorno, è anche vero che al Centro e nel Nord Ovest le imprese hanno fatto maggior uso di emissioni obbligazionarie. E poi i prestiti alle famiglie hanno fatto registrare un aumento di contrazione soprattutto al Sud.
Questo Governo, il primo esecutivo Renzi, deve intestarsi una battaglia seria e mirata per riagganciare il nostro mezzogiorno, facendo seguire, per la prima volta dall’Unità d’Italia, alle parole fatti concreti. Non si tratta di essere piò o meno appassionati di meridionalismo, piò o meno ancorati ad una tradizione radical e chic, i cui risultati sono evidentemente opinabili. Qui è davvero in gioco il futuro dell’Italia sistema Paese, che non può più permettersi di essere una nazione tanto eterogenea. La vecchia vulgata, magari valida per il secolo e il millennio scorso, di un nord industriale e motore principale che “importava” il carburante necessario dal sud, in termini di manodopera oltre che di domanda di beni di consumo, non può più reggere. L’Europa e il mondo sono completamente cambiati. Il nostro meridione si è profondamente impoverito, oltre al fatto che le teste e le braccia non si fermano più all’interno del caro triangolo industriale, ma vanno oltre, spesso neanche ci passano finendo in altri continenti via aereo.
Gli italiani non ne possono più di avere pressione fiscale svedese, in assenza di uno stato sociale svedese”. La linea è “più coordinamento di politiche fiscali e più riforme strutturali nei Paesi…Le soluzioni possono essere diverse, ma la sostanza è di tipo statunitense: stati nazionali in equilibrio di bilancio, federazione – in questo caso Ue – che fa politiche espansive anticliche, quando ce n’è bisogno”. A questa ottima impostazione generale sottolineata in una recente intervista dal viceministro all’Economia, Enrico Morando, devono seguire altrettanto ottime declinazioni della stessa in misure concrete. Entro la fine di questo anno domini 2014, non solo per la coincidenza col semestre europeo a presidenza italiana, ma perché pare davvero che l’avvio del processo di “unificazione economica” d’Italia non possa più attendere.
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venerdì 11 luglio 2014

La crisi del CST di Assisi e alcune domande


Il CST di Assisi, Centro Internazionale di Studi sul Turismo, è stato fondato nel 1982 e da subito si è affermato come una scuola di eccellenza nella formazione universitaria e post laurea rivolta a manager ed operatori del settore. Moltissimi degli allievi che hanno studiato presso questa struttura, che ha sede a Santa Maria degli Angeli, sono ora sparsi in tutti i continenti del globo a ricoprire ruoli di alto profilo con “appagamenti” economici molto rilevanti.

Il CST, invece, forse il principale artefice di così tante interessanti carriere, versa in condizioni quantomeno molto più problematiche del recente passato. In seguito ad un’interpellanza presentata dal Pd, se ne è discusso pure nell’ultimo Consiglio comunale di fine giugno. Attualmente i 7 specialisti, dai quali deriva gran parte della produzione scientifica del Centro, hanno costituito una cooperativa di lavoro, mentre continuano a lavorare per il CST 5 dipendenti amministrativi. Le motivazioni addotte, in consiglio comunale, per spiegare la crisi di questo fiore all’occhiello sono state rintracciate principalmente a partire dal 2008, negli scarsi fondi pubblici e in un calo psico-motivazionale del personale, oltre al suo costo molto elevato inserito nel contesto congiunturale di crisi globale. Nel 2003 il CST, da associazione no profit che era, ha acquistato personalità giuridica diventando un ente che affronta il mercato.

A questo punto, ad ogni buon conto, sembra utile porsi qualche domanda, concentrandosi su tutti i legami con le istituzioni pubbliche ed universitarie locali, che hanno da sempre animato la vita del centro.

-La collaborazione tra Unipg e CST è stata penalizzante per i due soggetti oppure ne hanno tratto entrambi benefici (sia in termini di immagine che in termini economici)?

-Alla luce dell’attuale situazione in cui versa Unipg, in particolare il dipartimento di Economia, come considerare la scelta di depotenziare i corsi sul turismo? Unipg intende riconsiderare le scelte fatte a partire dal 2007? Come?

-La Regione Umbria ha seguito un percorso lineare ed inappuntabile in oltre trent’anni di collaborazione con CST? Poteva contribuire a modificare la mission del CST, piegandola a proprio vantaggio, dopo il progressivo disimpegno di Unipg a partire dal 2000-2003?

-Le politiche turistiche regionali, dopo il 2000, potevano trovare in CST un supporto maggiormente significativo? Le politiche regionali nell’ambito della formazione superiore, alla luce della crisi in atto, si sono rivelate adeguate?

-Il Comune di Assisi, in venticinque anni di collaborazione, ha sempre supportato convintamente e nel migliore dei modi possibile, la presenza di Unipg sul territorio? Ha impiegato organicamente CST per lo sviluppo delle proprie politiche turistiche? Ha supportato CST, soprattutto dal 2008, in tutti i modi possibili? Ha cercato alleanze istituzionali, soprattutto a livello locale ed in primo luogo presso la Regione, per modificare la mission del CST?

-Gli operatori turistici regionali, in particolare di Assisi, hanno impiegato CST a supporto delle proprie politiche di business?

Tutte domande che possono trovare una risposta.
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giovedì 10 luglio 2014

Il cinismo non rende. Meglio la Serenità


Non guardo più la tv da tempo, nemmeno i telegiornali. E non è una roba da finto radical chic, semplicemente non mi viene, né forse il tempo che sto vivendo me lo “impone” come fino a qualche mese fa. A mondiali inoltrati, quel tempo ritagliato lì, per il vecchio tubo catodico, l’ho riversato su qualche puntata di House of Cards. Sono andato oltre la prima serie trasmessa in Italia. Sì, volevo aspettare l’arrivo di Netflix nel Belpaese, ma alla fine mi sono lasciato andare a Sky e adesso non resistevo ad aspettare l’autunno. HoC è un’altra cosa rispetto a West Wing. Personalmente preferisco complessivamente la serie col presidente democratico Bartlet, ma HoC merita approfondimento ed è comunque molto utile.

Un po’ di pensieri, fissi in testa, in ordini sparso, che danno il senso al titolo e alla premessa sopra. Edificare una famiglia. Un lavoro stabile, che non significa ovviamente a tempo indeterminato. Continuare a coltivare le proprie passioni, che per quanto mi riguarda sono il giornalismo e il nuoto. Senza paura, portando rispetto, ma mai farsi intimorire dalle vicende della vita o di qualche piccolo o grande sopruso.

 La politica si fa tutti i giorni come sani cittadini. Ad ogni buon conto il momento, quello che poi tutti te lo riconoscono, continua ad essere sempre dietro l’angolo. Si deve comprendere appena un attimo prima di girare la strada. Sempre con Serenità. Il cinismo è troppo da brevissimo periodo.


ps 
fra poco riscrivo una #laondanews decente, per il solito e caro dovere di cronaca



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